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CELENZA VALFORTORE |
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Vanta origini antichissime. La storiografia
la vuole fondata da Diomede sul colle
della Valva, avamposto strategico tra
le vallate della Catola, del Tappino e
del Fortore, col nome di Celenna.
Di essa fa cenno Virgilio nel VII Libro
dell’Eneide:
“QUIQUE RUFRAS BATULUMQUE TENENT
ATQUE ARVA CELENNAE,..”
L’antica Celenna contrastò,
alleandosi con i Sanniti, l’espansione
di Roma e da essa fu sottomessa e distrutta
all’indomani della vittoria che
i romani ottennero su Pirro e i suoi alleati
nel 275 a.C. a Maleventum, da
allora ribattezzata Beneventum.
Per memoria storica si tramanda che per
ordine del Console Manlio Curio Dentato,
trionfatore a Benevento, Celenna fu rasa
al suolo e sulle sue rovine fu fatto spargere
sale a significare che essa non doveva
più risorgere.
La popolazione dispersa si raccolse sull’attuale
collina ricostruendo il centro abitato
a cui diede il nome di Celentia ad
Valvam
Durante il dominio di Roma la Terra di
Celenza , intesa come unità territoriale
e amministrativa, si sviluppa in continuità
con l’ager publicus,
la cui esistenza è attestata dal
ritrovamento di due cippi con l’iscrizione
dei dati della centuriazione graccana.
La Terra di Celenza con i suoi casali
riemerse dal buio degli anni che seguirono
alla caduta dell’impero romano,
allo spopolamento, alla dispersione a
alle devastazioni, con il nuovo fenomeno
dell’inurbamento e dell’incastellamento
che coincise con l’inizio della
feudalità.
Nel periodo bizantino cambia il proprio
nome da Celentia ad Valvam in
Celentia in Capitanata.
Con il periodo svevo inizia la lunga serie
dei feudatari che detennero il feudo di
Celenza fino all’avvento della Repubblica
Partenopea.
Fra i feudatari si distinsero per un notevole
arco di tempo gli esponenti della nobile
famiglia pisana dei Gambacorta.
La loro signoria diede stabilità
al feudo e ne consentì lo sviluppo
culturale, politico e sociale. Essi cercarono
di portare in ”provincia”
la cultura e il gusto della capitale:
Napoli.
Molti degli edifici monumentali presenti
a Celenza videro la luce durante la loro
signoria, come testimonia la presenza
numerosa sugli stessi dello stemma della
nobile famiglia. Essi si dedicarono alla
ricostruzione dei monumenti e degli edifici
di culto distrutti durante il terremoto
del 1456.
Nel 1571 Celenza assume la denominazione
di Celenza di valle Fortore
e adotta la Dea Cerere a emblema della
città, come testimonia un timbro
a secco rinvenuto su documenti conservati
presso l’Archivio di Stato di Napoli.
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