Adagiata su di uno dei tanti pendii della
Valle del Fortore si erge la cittadina
di Roseto Valfortore. Il nome “profumato”
trae origini dalla presenza di innumerevoli
cespugli di rose selvatiche “rosa
canins” spontaneamente presenti
nella natura incontaminata del suo territorio.
Il borgo, ben conservato, è un
piccolo scrigno di ricordi dell’arte
degli scalpellini rosetani.
Le viuzze, di stretta natura medievale,
percorribili passo dopo passo, infondono
nell’animo del visitatore quella
ricercata tranquillità d’animo,
arricchita, per di più, dallo scenario
e dai profumi del dirimpettaio verde bosco
“Vetruscelli”.
“Il bosco è un vasto incanto
di mistero”: così cantano
i Rosetani il meraviglioso bosco ceduo
Vetruscelli che, a due passi dal borgo,
vivendo quasi in simbiosi con esso, ne
ha condiviso le sorti per tanti secoli.
Da sempre i borghigiani hanno attinto
ad esso prodigamente per provvedere al
fabbisogno per i gelidi inverni. Orchidee
selvatiche ed altre infinite varietà
di fiori, numerose fonti di acque sorgive
invitano a passeggiate serene e distensive.
Dal belvedere “Giro Coste”,
nelle stellate sere agostane, è
bello godere la brezza che, fresca e ristoratrice,
proviene dal vetusto e sempre giovane
Vetruscelli.
La notte di Natale, diverse coppie di
giovani prestanti, recando sulle spalle
tronchi di faggio preparati per potere
ardere come torce al vento, vanno a prelevare
le autorità cittadine, Sindaco,
Arciprete e Comandante della Stazione
dei Carabinieri.
Davanti alle abitazioni di questi, vengono
accese le suddette torce (fajie) ed alla
loro luce, in corteo e tra spari di petardi
e mortaretti, si recano tutti presso la
Chiesa Madre per le funzioni natalizie.