I
BENI ARTISTICI E CULTURALI
DEL DISTRETTO "DAUNIA VETUS"
Sac. Luigi Tommasone
I beni ecclesiastici
della nostra Diocesi troveranno la loro giusta valorizzazione
all'interno del grande progetto che il Distretto Culturale
Daunia Vetus sta realizzando.
E' un progetto ambizioso ed entusiasmante che ha trovato
il sostegno nell'intelligenza e nella volontà di
un gruppo di persone che hanno scelto la strada dei beni
artistici, e in particolare di quelli ecclesiastici, quale
via per la valorizzazione, e se vogliamo anche per il
“riscatto”, delle nostre zone del sub-Appennino
Duano.
I Beni ecclesiastici, sappiamo bene, sono una ricchezza
e non possono restare "chiusi" e "nascosti",
ma parafrasando una parola di Gesù, possono e debbono
"risplendere" davanti a “quanti sono nella
casa”.
Oggi, più di ieri, possono e debbono risplendere
anche grazie al Distretto Culturale che si è venuto
a creare nella nostra Diocesi e che trova il suo primo
momento di visibilità nella realizzazione e nell'allestimento
del nuovo Museo del Tesoro della Cattedrale di Troia.
E' una prima tappa che prelude alla realizzazione di “una
rete” di Musei che interesseranno una buona fetta
del territorio della nostra Diocesi.
L'entità dei beni che possono entrare nell'interesse
del nostro Distretto è davvero notevole. Ora finalmente
ne abbiamo la piena conoscenza, grazie alla campagna di
inventariazione dei beni mobili di proprietà ecclesiastica,
voluta dei Vescovi italiani e che ci ha visti impegnati,
come Ufficio per i Beni Culturali Diocesani, per ben tre
anni. Alcune cifre: sono stati inventariati solo gli Enti
ecclesiastici, senza tenere presenti i bene artistici
delle rettorie, delle confraternite, dei Musei e degli
episcopi, le schede prodotte sono, su 36 Enti, 5880. I
beni artistici mobili che abbiamo, per ora, inventariato
nelle comunità che fanno parte del distretto sono:
per Lucera 1523, per Troia 568, per Orsara 260, per Biccari
622 e per Faeto 62.
La qualità dei nostri Beni è davvero alta!
Raccontare e presentare i nostri Beni sotto il profilo
"qualitativo" e artistico mi sembra una presunzione,
perché parlando di alcuni mi sembra di fare un
torto agli altri; presentando alcuni manufatti preziosi
per materiale e artistici per la mano l'intelligenza di
chi li ha creati, credo di fare torto a tanti manufatti
- che se pur poveri per materia e ingegno - ugualmente
parlano della fede di chi li ha progettati e commissionati.
Penso che questo sia l'aspetto più importante che
dobbiamo cogliere circa i nostri Beni! Le opere artistiche
che arricchiscono il nostro territorio parlano di tutta
una storia, di uomini e donne che ci hanno preceduto e
dicono la fede di intere generazioni. Esprimono il gusto
e la sensibilità di una determinata epoca nella
loro fattura, lo stile artistico di un periodo storico,
ma soprattutto esprimono i sentimenti, le paure e le gioie,
le angosce e le vittorie di intere generazioni.
I Beni ecclesiastici ci parlano della devozione e della
sensibilità di persone, nobili o semplici cittadini,
prelati o laici, che hanno sentito il bisogno di ornare,
arricchire, migliorare, scogliere voti o impreziosire
le proprie chiese parrocchiali o confraternali, le proprie
cappelle gentilizie o le grandi cattedrali per dire il
proprio amore a Cristo, e la propria devozione alla Madonna
o ai Santi tutelari.
Le opere artistiche per secoli sono state le uniche "a
parlare" al popolo. Gruppi scultorei, statue, pitture,
cicli di affreschi, miniature, sono state la "Bibbia
dei poveri". Già Gregorio Magno ci ricorda
che la pittura nelle chiese è destinata all'edificazione
degli ignoranti, perché anche chi non sa leggere
possa conoscere le storie della Scrittura. Non possiamo
non concordare con una riflessione che ci propone Pierluigi
Lia, il quale afferma in un suo articolo che se erano
ignoranti i contemporanei di Gregorio che dovevano accontentarsi
delle immagini, come giudicare la maggior parte “dei
nostri contemporanei che non riescono neppure a decifrare
le immagini, e per questi tanta arte cristiana rimane
sostanzialmente muta.”!.
Puntare la nostra attenzione su dei Beni artistici vuol
dire anche guardare e “accorgersi” di un territorio
che resta il panorama naturale in cui è stata ideata,
realizzata e posizionata un opera. Il territorio è
anche comunità. Una realtà ricca e composita,
fatta di persone che si conoscono e relazionano. Il distretto
Culturale nasce anche perché si vuole dare attenzione
e priorità al territorio. Il territorio a cui si
appartiene e per il quale si vive, volendo dare anche
senso ad esso. C’è una responsabilità
verso il territorio che sia la Chiesa Locale che le comunità
civili sentono con passione e sanno di doverne dare in
qualche modo conto, soprattutto alle persone che lo compongono.
E’ un sentire che non si può non lasciarsi
prendere dalle situazioni di difficoltà e di abbandono
in cui versa il nostro territorio. Un territorio posto
ai margini di una grande Regione, che può solo
far conto sulle proprie forze umane e naturali. E’
questo che si sente come impegno primario: far risorgere
le nostre comunità mettendo a frutto le potenzialità
e le intelligenze che non sono poche e che hanno bisogno
di interagire e di essere indirizzate in una dinamica
azione che “sfruttando” ogni possibilità
e ogni occasione che può diventare occasione per
rendere fruttuosa tutta quella ricchezza, umana, artistica
e paesaggistica, che è il tessuto vivo delle nostre
comunità e il futuro delle nuove generazioni.
Oggi più di ieri bisogna aiutare le nuove generazioni
ad "imparare" a leggere l'arte avvicinandoli
a questa. Bisogna ri-catechizzare anche con l'arte per
migliorare le nuove generazioni. "Non si deve dimenticare
la risorsa costituita dalle ricchezze di arte e di storia
custodite in tante parrocchie: edifici, dipinti, sculture,
suppellettili, archivi e biblioteche sono terreno di incontro
con tutti Basta poco a risvegliare un interrogativo e
a far partire il dialogo sulla fede; illuminare un dipinto
solitamente in ombra e offrire un sussidio minimo per
sottolineare il significato religioso è sufficiente
per far sentire i visitatori accolti e per suggerire un
mistero affascinante pronto a rivelarsi."
Il grande patrimonio dei Beni colturali di pertinenza
della Chiesa in Italia ha una varietà e una ricchezza
di Beni: varia per la quantità, qualità
ed estensione di tipologie e stratificazioni, dovute proprio
alle profonde relazioni intercorse, per secoli, tra Chiesa,
società e cultura. La Chiesa in Italia e quindi
le singole Diocesi - e non ultima la nostra - sentono
tutta la responsabilità sia per la tutela e la
salvaguardia dei propri Beni, ma soprattutto si ha coscienza
dell'importanza della valorizzazione e della fruizione
degli stessi.
La Gaudium et Spes ricorda che l'uomo ha ricevuto
da Dio il compito di "perfezionare la creazione",
e il genio umano si è espresso producendo anche
opere mirabili. I Beni culturali ecclesiastici, espressi
dal genio dell'uomo, attinenti alla sfera religiosa sono
Beni di valore specifico e unico, in quanto esprimono
il legame stesso che unisce l'uomo a Dio creatore.
I Beni culturali ecclesiastici sono quelli ispirati al
messaggio della salvezza portato in questo mondo dal Verbo
fatto uomo (Egli era all'opera col Padre fin dal principio)
e che trova nello Spirito Santo l'ispiratore supremo per
ricondurre tutto a Dio artefice e origine di ogni bellezza.
E’ fonte di umana soddisfazione il vedere meglio
apprezzati e custoditi i nostri Beni Ecclesiastici, perché
in essi si può scorgere non solo il “genio
dell’uomo” ma soprattutto il dato teologico
o di fede che attraverso tanti tipi di manufatti ancora
vuole parlarci. Ma è anche tempo che le singole
comunità sappiano scommettere di più sui
Beni artistici che custodiscono. Ciò che si custodisce,
se ben valorizzato, può essere occasione per uno
sviluppo culturale delle stesse comunità e un offerta
a servizio di quel “turismo della fede” che
sta riscoprendo anche i piccoli centri del nostro Sub-Appennino
Dauno.
Anche il Distretto Culturale Daunia Vetus ci
aiuterà nel nostro impegno di passare dalla conoscenza
e dalla custodia vigile dei Beni artistici, alla catechesi
attraverso l’arte. E’ questa un’occasione
interessante e ricca di possibilità per dialogare
anche con i “lontani”, una “strada”
per aiutare anche tutti i “fruitori” dei nostri
Beni a saper leggere ciò che non solo l’artista
ha voluto dire attraverso la singola opera ma soprattutto
la fede che ha voluto esprimere, in ogni manufatto, la
stessa committenza o la devozione di singoli o di gruppi
particolari di fedeli, perché in ogni singola opera
l’artista ha cercato di “rendere accessibile
e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito,
dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio..”
(4). Per questa nuova sfida, che ci vede impegnati nel
prossimo futuro, ci sembrano incoraggianti le parole dei
nostri Vescovi al numero 6 della nota pastorale “Il
volto missionario della parrocchia: in un mondo che cambia”
: “Non si deve dimenticare la risorsa costituita
dalle ricchezze di arte e di storia custodite in tante
parrocchie: edifici, dipinti, sculture, suppellettili,
archivi e biblioteche sono terreno di incontro con tutti.
Basta poco a risvegliare un interrogativo e a far partire
il dialogo sulla fede; illuminare un dipinto solitamente
in ombra e offrire un sussidio minimo per sottolinearne
il significato religioso è sufficiente per far
sentire i visitatori accolti e per suggerire un mistero
affascinante pronto a rivelarsi.”.
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